La storia del professional organizer attraverso la rassegna stampa. Seconda parte

Avevamo concluso l’altro post del blog con il 2019 e la pubblicazione del primo rapporto italiano sulla disorganizzazione. La ricerca ha sollecitato l’interesse di un po’ tutti i tipi di media, dall’Ansa a TG2 Costume e Società , da Il Fatto quotidiano a Il Resto del Carlino. Soprattutto Organizzato o disorganizzato ha aperto una fase diversa, facendo sapere a tutti che la disorganizzazione va indagata e approfondita e in particolare che è un fatto sociale.
Tante nuove testate hanno declinato sempre più e meglio questa professione, un focus sulla famiglia è stato fatto da Famiglia Cristiana, mentre Marie Claire e Amica hanno spostato l’attenzione sull’economia domestica e sul lavoro. Sul lavoro si era già aperto un gran riflettore con l’ideazione della prima giornata nazionale della scrivania, il Desk Day del 6 dicembre 2018, che era stata celebrata da Vanity Fair e nel 2019 tra gli altri da Mashable Italia e Radio Deejay con Laura Antonini e Rudy Zerbi.
Il 2020 è stato segnato dall’emergenza sanitaria da Corona virus 2019, un anno in cui tanti schemi e tante abitudini sono state stravolte, dallo spazio e dal tempo verso cui ogni persona ha avuto un nuovo atteggiamento, il tempo a disposizione è diventato tantissimo mentre lo spazio è diventato poco e centellinato, ai luoghi e tempi di lavoro che hanno cominciato a essere organizzati in maniera diversa. Ne ha parlato D Repubblica che ha titolato l’Italia alle prese con il telelavoro chiedendoci di individuare nuovi modi per organizzarsi, a Adnkronos. Lo smart working ha preso il sopravvento come nuova modalità di lavoro e il sapersi organizzare è diventata una priorità per tutti. In questa fase il professionista dell’organizzazione è diventato un punto di riferimento straordinario per quelle persone e quelle aziende che hanno investito nella formazione a questa competenza. Tra le altre cose organizzarsi vuol dire saper affrontare le piccole o grandi sfide quotidiane e questo il professional organizer lo sa fare molto bene. Il 2020 è stato anche l’anno che ha ispirato il Manifesto dell’organizzazione di APOI, si è trattato di un anno terribile e intenso che ha indotto molte riflessioni e decisioni importanti, dalle quali non si è più potuto o voluto tornare indietro.
La Repubblica ha dedicato un articolo allo spazio per definirlo indispensabile per vivere bene se organizzato con criterio anche a dispetto delle proporzioni e delle misure. E poi la scuola e i suoi protagonisti che deve organizzare la didattica a distanza e il professional organizer viene messo tra le professionalità da riconoscere per il suo impatto sociale. Elisir ha cominciato a parlare di benessere e organizzazione corroborando sempre di più la stretta relazione tra l’essere organizzati e avere uno stile di vita sano e giornate fluide e serene. Fare le liste non è una moda, ma una buona pratica che consente a tutti di essere efficienti, di scaricare la mente e di avere sotto controllo la propria vita sia al lavoro che in privato. All’inizio di questo secondo decennio del 2000 oltre al valore delle liste molto altro è diventato noto e visibile. Concetti come il decluttering e lo space clearing sono diventati di pratica comune e la necessità di ricorrere a un professional organizer quando si affronta un cambiamento o quando si vuole raggiungere un obiettivo è diventato sempre più chiaro. In questo splendido articolo di D Repubblica infatti, Stefania Medetti in un’intervista a Sabrina Toscani descrive minuziosamente quanto la complessità della vita moderna debba essere affrontata con organizzazione.
Il 2023 si è aperto con l’articolo su Il Corriere della sera, esso a partire dalla gestione del tempo ha saputo mettere in luce le enormi risorse che possono essere alla portata di tutti se ben gestite e quindi quanto ricorrere a un professional organizer sia diventato un passo fondamentale per affrontare la quotidianità. L’articolo di Silhouette, infine, dello scorso giugno ha risposto a tutte quelle domande che sono sempre più diffuse negli ultimi anni. Complice la complessità e il cambiamento questo lungo percorso di crescita ha assegnato a questa professione attenzione e visibilità, e per molti diventare un professional organizer è ora un obiettivo e quindi un percorso professionale da intraprendere. Per cui non solo ricerca di organizzazione nella propria vita e nel proprio lavoro ma anche la competenza dell’organizzazione come lavoro. Per un futuro all’insegna dell’organizzazione.

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