Un nuovo percorso di specializzazione: ADHD
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Hai mai sentito parlare di iperfocalizzazione? E’ la tendenza a concentrarsi su un singolo compito escludendo praticamente tutto il resto, un’attività che le persone con ADHD conoscono molto bene.
Ma quando invece si tratta di micro-focalizzazione? L’abitudine di concentrarsi su piccole distrazioni infruttuose a scapito di compiti più grandi, porta a perdere ore preziose lavorando su dettagli poco importanti ma che assorbono moltissimo tempo. In inglese si usa l’espressione “perdersi tra le erbacce”, per descrivere questo comportamento.
In che modo perdersi tra le erbacce impedisce il progresso
Finire qualcosa – dall’inizio alla fine – è un traguardo inarrivabile per molte persone con ADHD, che lottano per mantenere l’attenzione a lungo termine su progetti complessi. Completare invece un compito piccolo e molto definito è molto meno intimidatorio e può fornire una grande dose di soddisfazione. A volte, quindi, l’iperfocalizzazione fornisce quella scarica di dopamina che i cervelli ADHD bramano.
Inoltre, i piccoli dettagli raramente richiedono capacità decisionali complesse per essere completati. Poiché l’ADHD comporta spesso una disfunzione esecutiva, l’atto di analizzare e dare priorità ed eseguire compiti complessi può essere fisicamente e psicologicamente troppo faticoso. Perdersi tra le erbacce non richiede, invece, nessuna di quelle capacità esecutive.
Questo è il motivo per cui i piccoli compiti sono molto attraenti per le persone con ADHD. E, quando vengono inseriti strategicamente in un progetto, possono aiutare una persona a mantenere l’interesse e l’attenzione in un compito più grande e altrimenti scoraggiante. Ma quando si lascia che la micro-focalizzazione diventi dilagante, le conseguenze sono la perdita di produttività e lo spreco di energia, che prosciuga le risorse dal progetto più grande e più importante a portata di mano.
L’aiuto di un professional organizer per persone con ADHD
Da centinaia di studi di neuroimaging, sappiamo che l’ADHD ha un impatto su aree specifiche del cervello, tra cui la corteccia prefrontale.
La corteccia prefrontale orchestra importanti funzioni esecutive: le capacità cognitive o mentali di cui le persone hanno bisogno per impegnarsi in azioni dirette a un obiettivo.
Queste funzioni esecutive includono attività come:
• Pianificazione di comportamenti e compiti cognitivi complessi
• Prendere decisioni
• Differenziare e scegliere tra priorità contrastanti
• Anticipare le conseguenze future del comportamento attuale
• Lavorare verso un obiettivo definito
• Sopprimere gli impulsi a breve termine nell’interesse degli obiettivi a lungo termine
Questi sono tutti gli strumenti che le persone usano per fare le cose.
Il problema principale nelle persone ADHD non è “sapere che cosa fare, ma fare quello che si sa”, dice il Dottor Russell A. Barkley, autore di moltissimi libri e articoli sulla’ADHD.
Tutte le attività che un funzionamento “normale” (passatemi il termine) delle funzioni esecutive, sono le competenze in cui un professional organizer può affiancare una persona con ADHD per impostare sia le attività giornaliere base che, nel tempo, anche compiti e obiettivi più a lungo termine.
Una storia vissuta
Vi riporto un estratto scritto da Jasmine Rizzi, pubblicato sul Notiziario dell’AIFA qualche anno fa, e che potete scaricare qui Aifa News:
“Essendo un’ADHD adulta, il punto cardine del mio percorso terapeutico è rappresentato dalla consapevolezza di essere una persona affetta da questa patologia.
La consapevolezza si acquisisce attraverso la conoscenza e questo implica l’usufruire di ogni possibilità che si ha per imparare. Un convegno sicuramente è una di queste possibilità. Premetto che non vado volentieri ai convegni, perché mi costano sempre un enorme dispendio di energie, che inizia già tempo prima del convegno. C’è da acquistare il biglietto del treno, prenotare la camera d’albergo, capire come arrivare in sede di convegno e in albergo, preparare la valigia e, ovviamente, age- volare la quotidianità della mia famiglia durante la mia assenza. Poi il convegno stesso: l’etichetta impone un comportamento composto e formale, fatto di immobilità e silenzio da parte dei partecipanti; il tutto si svolge in un ambiente troppo ampio e troppo dispersivo, dove ci sono troppe persone tutte insieme e, proprio perché rivolto a tanti, risulta molto impersonale. Tuttavia, benché l’ambiente non sia dei più favorenti, la propria crescita merita questo sacrificio. […]
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