Appunti di viaggio
Appunti di viaggio
Il viaggio è un’esperienza molto personale e ognuno di noi lo vive con modalità e motivazioni diverse.
Questo articolo è una raccolta di appunti e riflessioni e nasce da un confronto sulle abitudini di viaggio con la P.O. Ale Ziliotto.
In previsione di vivere l’estate con una valigia leggera ma con un bagaglio culturale più ricco, abbiamo messo insieme alcuni degli spunti emersi.
“Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo” (Lao Tzu)
VIAGGIARE IN COMPAGNIA O SOLI?
Viaggiare è un’esperienza profonda che ci cambia intimamente e nella relazione con gli altri. Una delle cose più difficili, per partire con il piede giusto, è trovare le persone ideali con cui viaggiare. Sono fondamentali la predisposizione e la capacità di stare insieme e di sapersi adattare alle diverse esigenze. Assecondare anche gli interessi degli altri ci porta a vivere delle situazioni che da soli non andremmo a cercare, amplificando così le emozioni del viaggio.
Viaggiare da soli, che di primo acchito può sembrare più difficile, è un’esperienza che permette di aprire i sensi e attivare dei “superpoteri” per accogliere quello che non siamo portati a percepire quando condividiamo il viaggio con altri, perché entriamo in contatto con la parte più profonda di noi stessi.
Viaggiare da soli vuol dire anche misurarsi con i propri limiti ed essere in grado di spostare la frontiera di volta in volta. Man mano diventa più facile mostrarsi agli altri con la parte più vera di sé, libera da sovrastrutture, o vivere e comportarsi come la persona che si vorrebbe essere.
Godersi il viaggio nel profondo è anche abbandonare gli strumenti tecnologici per interagire di più con le persone che incontriamo, sia i compagni di viaggio, sia gli altri viaggiatori o i locali.
É un’ottima occasione per fare un digital detox e rispolverare la modalità “analogica” di intraprendere un percorso.
Volendo essere meno estremisti, si può utilizzare la tecnologia solo per semplificare alcune operazioni, ad esempio prenotare man mano gli alloggi o per dividere i conti della “cassa comune” con app come “Assistente spese” per iOS.
CAMBIARE PROSPETTIVA
“Qual è il vero significato della parola viaggiare? Cambiare località? Assolutamente no! Viaggiare è cambiare opinioni e pregiudizi.” (Anatole France)
Quando iniziamo a pianificare un viaggio, ci poniamo già con una nuova coscienza e col desiderio di tornare con lo spirito rinnovato e con nuove abitudini.
Viaggiare permette di vedere e rivedere le cose da un nuovo punto di vista, esattamente come fa un Professional Organizer. É quella capacità di avere una visione dall’esterno e di valutare le cose che diamo per scontate con occhi nuovi.
IL PIANO DA NON SEGUIRE
“Seguite l’impulso del momento (senza programmare nulla, nel giro di otto ore) e salite su un aereo o fate il pieno alla macchina e partite. La meta non ha importanza. L’obiettivo è viaggiare con poco bagaglio, stendere le ali e mettere alla prova la vostra capacità di mollare tutto. Lanciarsi istintivamente in un’avventura e allontanarsi per un po’ dalla propria vita è una sensazione straordinaria di libertà.” (Lynn Gordon)
Dopo aver capito cosa vedere o fare, è fondamentale un passaggio sulla mappa per individuare i punti di interesse e immaginare un potenziale giro di massima. Avere una mappa che traccia un percorso permette in realtà di “perdersi” e di farsi trasportare dalle suggestioni del momento. Questo è possibile solo se a monte c’è un piano da disattendere. Non avere piani fa girare completamente a caso (a volte può anche andare bene!) mentre avere un piano di massima permette di abbandonarlo per seguire le cose che più ci colpiscono. Anche in questo caso l’organizzazione serve per avere una base certa, avere il controllo e non avere ansia, ma deve essere anche un sistema flessibile capace di riadattarsi alle nuove informazioni. Ignorare un piano fa vedere più cose e vivere più esperienze rispetto a non averne uno.
ORGANIZZARE UN VIAGGIO NON VUOL DIRE FARE UN VIAGGIO ORGANIZZATO
“Non si considerava un turista bensì un viaggiatore, e spiegava che si tratta in parte di una differenza temporale. Dopo poche settimane, o pochi mesi, il turista si affretta a tornare a casa; il viaggiatore, che non appartiene ad alcun luogo in particolare, si sposta lentamente da un punto all’altro della terra, per anni.” (Paul Bowles)
É utile distinguere a monte tra turista e viaggiatore. Il turista fa viaggi organizzati e intende il viaggio come un itinerario turistico, il viaggiatore organizza un viaggio da vivere come un’esperienza profonda.
Il turista è interessato ai monumenti, alle date, alla storia passata e vive il viaggio come una crescita “culturale”.
Il viaggiatore è interessato alle persone, agli usi e costumi, ai rituali, alla quotidianità e lo vive come un arricchimento e un’esperienza di crescita personale. Il consiglio quindi è di andare in luoghi non turistici come un supermercato, pensare di vivere una giornata di vita quotidiana, parlare con le persone del posto, studiare le loro abitudini, proprio tutte le cose che non si leggono sulla guida, nei libri di storia e non si vedono nei musei.
Per vivere il presente bisogna essere lucidi e avere una base di certezze, date dallo studio e dalla preparazione del viaggio. Avere una base certa permette di fare variazioni sul tema e scoprire tutto quello che le guide non dicono.
SOUVENIR O NUOVE ABITUDINI?
“Chi ha bisogno di più di una valigia è un turista, non un viaggiatore.” (Ira Levin)
Invece di comprare souvenir che prenderanno polvere e spazio in casa, meglio riportare dal viaggio una nuova abitudine, una nuova spezia da usare in cucina o una nuova parola da utilizzare. O qualche oggetto da usare tutti i giorni nella quotidianità. Quindi il consiglio è: non riportare souvenir o futuro ciarpame, ma portare una nuova (piccola) abitudine.
IL RITORNO A CASA
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.” (Marcel Proust)
Una volta tornati a casa è bello cercare di mantenere l’atteggiamento adottato in viaggio. Quando si è in giro (specialmente da soli) i sensi sono accesi e sembra di notare dettagli che nella vita di tutti i giorni si ignorano.
C’è una maggiore attenzione verso le persone, una sincera curiosità che porta a chiedere informazioni e a parlare con la gente e ci si rende conto di aver bisogno degli altri! Tutto è una scoperta, come per un esploratore.
In viaggio poi si abbandonano le proprie abitudini o se ne creano di nuove. E questo è alla base di qualsiasi cambiamento. Al ritorno, mantenere questo stesso atteggiamento di scoperta e curiosità porta a vivere ogni giorno come un viaggio.
ABBANDONARE LA FRENESIA
Vivere bene il viaggio significa anche non avere la frenesia di voler vedere tutto, anzi.
Ripartire da un posto sapendo che c’è ancora qualcosa da fare o da vedere mantiene viva la curiosità e lascia aperta anche la possibilità di tornare nei luoghi per continuare a esplorare.
“Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.” (José Saramago)
La P.O. Francesca Pansadoro suggerisce altri ottimi spunti, specialmente quando si viaggia con i bimbi, e sono tutti da ascoltare nel podcast “Il viaggio perfetto” del 23 luglio 2016 della trasmissione “Bella Davvero” su Radio 2
Il prossimo articolo del blog sarà pubblicato giovedì 1 settembre. Buona estate da Organizzare Italia!
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