Casa Lyda Borelli
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“La Casa per artisti ed operatori dello spettacolo è nata per iniziativa di un grande impresario teatrale, Adolfo Re Riccardi insieme a un gruppo di artisti e scrittori che avevano dato vita ad una “associazione di previdenza fra gli artisti drammatici”. E’ stata edificata su un terreno, donato dal comune di Bologna ed inaugurata il 28 ottobre 1931. Grazie alla magnanimità del Conte Vittorio Cini che in ricordo della moglie Lyda Borelli ha donato nel 1959 cento milioni di lire, è stato possibile realizzare gli ultimi tre piani della villa, la dependance, la cappella privata dedicata a San Genesio, protettore degli attori, e il Teatro delle Celebrazioni.” Questa è la descrizione che si trova sul sito della Casa di riposo Lyda Borelli.
Sono stata contatta dalla direzione, che mi chiedeva informazioni su una possibile formazione sul disturbo da accumulo, qualche mese fa. Avendo lavorato per molti anni nell’ambito dello spettacolo dal vivo, conoscevo perfettamente la Casa, e il grande lavoro che svolge.
La Casa
La Casa è di una bellezza senza tempo, elegante e accogliente. Nel primo colloquio avuto con la Direttrice, mi descrive come funziona la residenza e chi sono gli ospiti: attori, attrici, cantanti lirici o impresari teatrali, che raggiunta una certa età, lasciati i palcoscenici e i camerini, trovano nella Villa la loro casa. La maggior parte degli ospiti sono auto sufficienti, e vivono la residenza come quando stavano in hotel, durante le tourneé: escono ed entrano liberamente, mangiano fuori, si occupano delle loro finanze e sono autonomi per quanto riguarda la loro salute e la cura di sé.
Mi racconta che gli ospiti, nel passato, potevano portare anche i loro mobili – oltre che oggetti personali – con cui potevano arredare le propria stanza. Con il passare del tempo, tutti quei beni – spesso non reclamati da nessun erede – sono diventati parte dell’arredamento della struttura: quadri, mobili, servizi di piatti e bicchieri, prendono posto nei corridoi e nelle stanze come presenze silenziose ma esibite, come si esibivano un tempo i loro proprietari.
Grande parte di beni sono le carte: libri, copioni, manifesti e locandine, fotografie e lettere. Tutto accuratamente archiviato e messo a disposizione degli ospiti ma anche di tutti quegli studiosi, ricercatori o appassionati che trovano in questo archivio un tesoro preziosissimo.
Gli ospiti
Gli ospiti della casa, che non incontro se non fugacemente, sono uomini e donne che arrivano dallo stesso mondo, che arrivano in coppia (ci sono se non sbaglio due coppie sposate) o che lo diventano nella casa. Alcuni hanno scelto di venire, altri invece avrebbero voluto una vita diversa.
Due ospiti della casa sono il motivo della mia chiamata. Non ne conosco ovviamente i nomi, né le ho incontrate, ma dalle parole della direttrice me le sono perfettamente immaginate. Due donne di spettacolo che hanno avuto una bellissima carriera fatta di successi e applausi, e che per un serie di vicissitudini personali si sono ritrovate a non poter più fare la “bella vita” di prima. Costrette a ridimensionare la loro vita, portando tutto in una stanza, che per quanto grande e accogliente, non avrebbe potuto contenere tutto. Queste ospiti sono residenti da più di vent’anni, e nell’ultimo periodo la loro tendenza a “tenere” sta peggiorando, nonostante la concessione di altri spazi per contenere i loro beni.
Il percorso
Anche se in una situazione diversa e per certi versi più protetta e controllata, la Direzione ha ritenuto importante rivolgere il percorso formativo agli operatori della casa. Abbiamo fatto una parte dedicata a tutti gli operatori, per fornire alcuni strumenti di conoscenza sul disturbo da accumulo e sulla disorganizzazione cronica, su quali segnali tenere d’occhio e su come lavorare con gli ospiti negli aspetti legati alla pulizia della stanza e alla cura degli oggetti.
La seconda parte è stata invece fatta con 3 degli operatori che più si relazionano con le due ospiti descritte sopra. Negli anni passati, con differente direzione e personale, le tendenze delle signore ad accumulare sono state trattate con “il pugno duro”, instaurando in queste persone un profondo senso di sfiducia nel personale della casa in generale. Solo da poco tempo, queste relazioni si stanno ricucendo, grazie al paziente lavoro che gli operatori fanno.
Abbiamo quindi lavorato sulla relazione, sulla tecnica di “riduzione del danno”, sui segnali allarme da impostare con le ospiti di comune accordo, e su come provare a fare un po’ di lavoro di eliminazione non più in autonomia, ma con le signore, un po’ alla volta.
Irene Novello
p.s: Tutto questo accadeva a febbraio scorso, quando non era ancora arrivato il virus e le sue restrizioni. Il programma che ci eravamo dati con la Direzione è stato al momento sospeso per l’emergenza che – vista la situazione – si trovano ad affrontare.
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