Laura e il compleanno di suo figlio.
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Conosco il Dottor Marcengo dal 2015, e qualche tempo fa ho iniziato a lavorare con un suo paziente.
Durante il nostro primo colloquio rispetto alla situazione di questa persona, mi ha dato qualche informazione generica, nel pieno rispetto della privacy: mi ha parlato di questa persona descrivendola nelle sue generalità (senza dirmi nome e cognome) e mi ha illustrato il tipo di lavoro che secondo lui avremo potuto fare insieme. La sua telefonata è servita a sondare la mia disponibilità a lavorare con questa persona, dal momento che la Signora Laura (nome di fantasia) aveva accettato di incontrarmi.
Ci siamo quindi dati appuntamento per un incontro a casa della signora la settimana successiva.
Durante l’incontro Laura mi ha raccontato moltissimi episodi della sua vita, partendo da momenti della sua infanzia, dell’adolescenza, come in un viaggio a ritroso dove le parole ricorrenti erano abbandono, responsabilità, sofferenza, solitudine… Non nego che non avevo mai ascoltato prima una storia fatta di episodi così drammaticamente reali e in una sequenza così ravvicinata e costante da farmi pensare che non so se io ce l’avrei fatta. E invece Laura era li di fronte a me, con un misto di euforia e di disperazione che appartiene credo ai sopravvissuti.
Nel racconto, mi ha spiegato che ad un certo punto (ed erano circa 7 anni prima) qualche cosa in questo suo stare sempre sull’orlo del precipizio si è messo in mezzo, e lei è precipitata.
E con lei la sua casa e la sua mente. Mesi difficili i primi – anche per il marito e il figlio -, ma poi con un enorme sforzo ha iniziato a risalire, chiedendo aiuto: non sapeva perché non poteva più raccogliere le cose che cadevano per terra e che venivano coperte da altre e altre e altre…; o perché la brillantezza del fornello della cucina non fosse mai lucido abbastanza, o perché ogni giorno dovesse lavare e stendere e stirare lenzuola, asciugamani, vestiti…era intrappolata dalle sue manie.
In realtà ha scoperto in terapia che non erano manie ma che soffriva di disturbo ossessivo compulsivo ed altre cose. In parte un sollievo dare un nome a quelle strane abitudini, che aveva iniziato a chiamare ossessioni.
Dopo anni di terapia, il disturbo stava piano piano lasciando la sua mente, ma non aveva paura di manifestarsi – in maniera sfacciata e prepotente – nella sua casa: cumuli di oggetti di tutti i tipi, ricoperti di polvere, stanze occupate e inaccessibili, in una casa dai pavimenti di legno scuro e con le porte antiche bianche, con una luce che impietosamente non lasciava posto a ombre o nascondigli.
Ci aveva fatto accomodare in cucina, una stanza molto accogliente e pulita, e senza esitazione aveva ripercorso questi anni faticosi (a dir poco).
Quando il Dottor Marcengo ha suggerito di fare un giro della casa, la situazione è cambiata: Laura ha iniziato ad esitare, scusandosi più e più volte del caos, della sporcizia, della quantità… L’abbiamo rassicurata e con calma ci siamo lasciati guidare tra le stanze, soffermandoci più su alcune e tralasciando quasi altre (è una casa di 8 stanze), con una fretta mista a vergogna e rammarico che mi ha molto colpito.
Quando alla fine le ho chiesto come l’avrei potute aiutare, è stata molto sicura: festeggiare il prossimo compleanno del figlio con una bellissima festa, in casa ovviamente e io avrei dovuto guidarla a raggiungere questo traguardo.
Ci siamo strette la mano e abbiamo iniziato a lavorare.
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