Progettare o programmare?
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L’organizzazione personale al lavoro aiuta a sostenere la persona, il team, l’azienda, le relazioni professionali. Alla programmazione delle singole attività si ricorre con facilità e spesso è un passo veloce e intuitivo, anche se non è scontato che sia sempre ben fatta. Ma è possibile dire la stessa cosa della progettazione? È sempre chiaro perché progettare e come farlo?
Innanzitutto vediamo la differenza tra i due termini. Progettare è un’attività finalizzata a dare il criterio generale, a teorizzare come procedere, a pensare prima di agire. Programmare, di cui il significato letterale è scrivere prima, richiama al programma che si stila prima di agire e ha una componente molto razionale. Per semplificare: il progetto è il quadro di insieme mentre il programma delimita e indica le azioni all’interno della cornice progettuale al fine di raggiungere scopi e obiettivi.
La programmazione poi si svolge a breve termine e si caratterizza per la sua operatività, la progettazione ha un orizzonte temporale più ampio, ha uno slancio verso il futuro, disegnando scenari complessi e in evoluzione. Entrambe le attività sono fondamentali e implicano un ragionamento prima, al fine di ridurre l’incertezza e indurre consapevolezza, per il perseguimento di obiettivi misurabili attraverso un metodo. Ma alla progettazione attribuiamo maggiore elasticità perché include l’essenzialità della persona e il dialogo con gli altri e considera il contesto a cui si adatta.
La pandemia ci ha insegnato, o evidenziato, che tutto è in continuo cambiamento e che pensare che una determinata cosa avverrà domani o piuttosto che questo passo dovrà essere propedeutico all’altro in un esercizio di corretta progettazione non sempre è vincente. È importante avere un atteggiamento elastico e reattivo nei confronti degli avvenimenti quotidiani. Nel mondo aziendale i tempi sono maturi per auto-organizzazione, per il sempre maggiore coinvolgimento dei collaboratori e per le valutazioni efficaci.
Tra gli interlocutori del rapporto lavorativo stanno cambiando le misure e le distanze e si va verso la ripartizione delle responsabilità in cui l’autonomia organizzativa individuale, insieme alla partecipazione, diventano un pilastro imprescindibile. Agilità, lavoro di squadra, intraprendenza, capacità di organizzazione e di soluzione del problema sono le competenze sempre più richieste in un mondo del lavoro che cambia. La forte propensione ad adattarsi e alla capacità di reazione sono caratteristiche fondamentali per un lavoratore che vuole muoversi con successo in un mondo in costante cambiamento e sempre più complesso.
È il momento giusto per includere la sostenibilità nella storia aziendale e prevedere una solida formazione all’organizzazione personale affinché i lavoratori possano rispondere con successo al cambiamento. Una sostenibilità che mette al centro la persona e le sue competenze.
In virtù di questo i concetti di programmazione e progettazione si intersecano e si amalgamano e assumono un peso nuovo per il lavoro del singolo. Ma come bilanciare programmazione e progettazione? È evidente che una fase di progettazione attenta e puntuale, che considera tempi e imprevisti, risorse e energie debba essere il primo passo da compiere per una corretto avvio delle proprie attività e soprattutto per il raggiungimento dei risultati, e non solo obiettivi, attesi.
La progettazione nell’organizzazione personale inserisce tutti gli elementi che concorrono al risultato auspicato e mette in conto imprevisti e una certa elasticità nell’organizzazione delle proprie giornate. Perché organizzarsi non vuol dire avere una tabella di marcia fitta di impegni e carica di appuntamenti, ma muoversi con elasticità, seguendo una programmazione grezza e progettando con cura.
E tu quanto peso dai nella tua azienda a progettazione e programmazione? E quanti programmi sono veramente sostenibili?
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