L’impatto sociale dell’organizzazione personale
L’organizzazione personale è una risorsa e abilità che può essere allenata e che solo poche persone al mondo possiedono naturalmente, ma che può essere migliorata e acquisita nel tempo. Spesso è utile migliorare la propria organizzazione per imparare a gestire meglio se stessi e le proprie cose. Il primo approccio all’organizzazione personale è spesso quello relativo agli spazi e magari agli ambienti personali o domestici, si ha l’impressione di avere intorno troppo di tutto e nasce il desiderio di riprendere il controllo del proprio spazio e soprattutto di liberarsi dal caos. Subito dopo si comincia a vedere quanto l’organizzazione personale possa suggerire soluzioni per gestire meglio il tempo, o meglio se stessi nel tempo e quindi le risorse personali e quindi si comincia a capire che l’organizzazione non attiene a semplici regole di come fare prima una cosa o l’altra, ma piuttosto all’avere un’impostazione diversa rispetto alla vita, un approccio nuovo, un metodo organizzativo grazie al quale tempo, spazio e risorse non sono più considerate fonti inesauribili e la persona comincia a comprenderne il valore e a farne un uso consapevole.
Ciò che sembra più fruttuoso in questo processo di consapevolezza è che oltre a raccogliere i benefici su di sé il processo organizzativo genera quesiti e interrogativi su come agire e interagire con gli altri. Inizialmente il fine è soprattutto personale, ossia individuare un interlocutore capace di parlare lo stesso linguaggio organizzativo, che abbia lo stesso approccio alle relazioni lavorative, che gestisca la comunicazione o il tempo allo stesso modo al fine di conservare e preservare la propria organizzazione, lo stile della propria organizzazione personale, che tanto si è ricercato per raggiungere equilibrio, benessere ed efficacia. Poi l’obiettivo diventa di carattere sociale, perché quando si sperimenta l’efficacia e il valore dell’organizzazione personale allora ci si rende conto dell’impatto che questa ha sulla vita delle persone in ogni momento e in ogni minima azione. Allora l’organizzazione personale di cui ognuno deve prendersi cura per se stesso, e di cui ognuno è responsabile, diventa un fatto sociale perché ci si rende conto che a meno che non si viva l’esperienza di essere soli al mondo, si interagisce in continuazione con qualcun altro e questo implica che una cattiva organizzazione abbia una ricaduta negativa su di un altro, sulla sua giornata, sul suo lavoro, sulle sue emozioni. Nella ricerca presentata nel febbraio 2020 da Organizzare Italia si rileva che le persone hanno una scarsa consapevolezza del valore sociale dell’organizzazione personale. Per il 38% ad esempio la disorganizzazione influisce poco sulle relazioni sociali, per il 35% per niente, per il 17% circa abbastanza e per il 9% molto. Questa risposta è indicativa di una percezione parziale dell’impatto dell’organizzazione personale sull’andamento della giornata degli altri, soprattutto se si tiene conto del fatto che ciascuna persona nello svolgimento delle proprie attività svolge un ruolo, che raramente è avulso da un contesto sociale, ed è per questo che essere organizzati diventa essenziale per le relazioni. L’organizzazione personale non riguarda quindi solo la sfera individuale, perché ciascuno fa sempre parte di un gruppo, di una comunità, di un sistema sociale.
Organizzare Italia da anni si pone come obiettivo di avere un impatto sociale e crea i suoi corsi e la sua formazione ad hoc per ciascuno dei propri interlocutori con il fine ultimo di produrre consapevolezza al fine di avviare quel processo virtuoso che induca e porti ad un impatto positivo sugli altri. Gli stessi strumenti di valutazione dello stile organizzativo, progettati per la valutazione in azienda SOP e SOP SW, non misurano soltanto la propria organizzazione personale, ma anche la percezione e l’impatto che questa ha sugli altri e viceversa.
In questi anni di ricerca, studio e interventi sul campo ci è apparso evidente che se cresce la consapevolezza della propria disorganizzazione e ci si sposta verso azioni atte a produrre cambiamenti inizialmente interni, alla persona e/o all’azienda, gradualmente aumenta il desiderio ambizioso di produrre un impatto sociale e si mettono in atto pratiche virtuose capaci di interessare ampiamente il benessere, la soddisfazione e la capacità produttiva della persona e a cascata del contesto in cui essa opera e attorno a cui si muove.