ORGANIZZATO O DISORGANIZZATO, COME TI SENTI?
I dati emersi hanno permesso di capire come l’organizzazione contribuisca a migliorare il benessere delle persone che si trovano ad affrontare situazioni sempre diverse e complesse, ma soprattutto quanto la disorganizzazione condizioni e influenzi la vita degli individui e le relazioni personali.
Un lavoro di ricerca che affida all’organizzazione personale un ruolo centrale e fondamentale, che mette l’accento sul valore sociale della competenza organizzativa, oltre e contro le banalizzazioni dell’ordine fine a se stesso, perché solo quando ci si sposta verso l’organizzazione ci si trova nell’asse positivo della soluzione.
La disorganizzazione, i dati della ricerca lo hanno confermato, ha una potenza emotiva devastante che genera malessere, inquietudine, stress, caos mentale, frustrazione. Sinonimo di disorganizzazione diventa quindi la dispersione, ovvero spreco di tempo, di energie, di risorse, e le conseguenze sono la scarsa produttività e l’inefficacia delle attività messe in campo. Iniziando, invece, a misurare il grado di organizzazione personale la dispersione può esser ridotta e con essa il malessere e il caos che vi ruotano attorno e che indeboliscono la persona e il progetto.
Essere organizzati, in una società in cui tutto si muove molto velocemente, le informazioni da gestire sono tante, i ruoli da ricoprire sono molti, i cambiamenti a cui adeguarsi sono numerosi, gli oggetti da gestire sono un numero spropositato, è una misura di sopravvivenza, un antidoto contro stress e malessere.
Da queste riflessioni è nato il primo rapporto di ricerca italiano sulla disorganizzazione, uno studio che ha permesso di mettere a fuoco quale fosse la percezione della propria disorganizzazione e quali emozioni la disorganizzazione fosse in grado di generare.
Sfoglia e scarica la prima indagine condotta in Italia sul fenomeno della disorganizzazione e la sua incidenza su benessere, produttività e soddisfazione personali.