Disorganizzazione Cronica e Disturbo da Accumulo
Tra gli ambiti di specializzazione dei Professional Organizer c’è un tema tanto interessante quanto complesso e riguarda specifici interventi in ambito domestico in situazione di accumulo fino ad arrivare a forte, fortissimo accumulo. L’ambito è delicato ed è importante affrontarlo con la giusta preparazione e formazione.
Il Professional Organizer che supporta le persone nell’organizzazione della casa e della famiglia può trovarsi ad affrontare situazioni in cui la disorganizzazione e il disordine sono piuttosto invasivi e in cui le funzioni dei vari spazi della casa ne sono più o meno fortemente compromesse.
Per questo motivo si ritiene che il professionista che opera in ambito domestico debba avere una preparazione di base su quest’argomento, per riuscire a capire e valutare in maniera professionale quando si trova davanti a situazioni effettivamente critiche e soprattutto se e come poter essere di aiuto.
Un ambito interessante e promettente di specializzazione per il P.O.
Chi vuole invece specializzarsi proprio con l’intento di aiutare e supportare le famiglie e le persone che affrontano problemi di disorganizzazione cronica e di disturbi da accumulo deve necessariamente formarsi ad hoc. Abbiamo la fortuna di lavorare con la prima e unica Professional Organizer italiana specializzata con l’istituto di riferimento a livello mondiale l’ICD, Irene Novello, membro del CDA di Organizzare Italia e responsabile aziendale della formazione specialistica in quest’ambito.
Sentiamo dalle sue parole perché si è appassionata a questo tema, cosa consiglia a un Professional Organizer interessato a quest’ambito e quali opportunità vede in futuro in questo specifico mercato.
Irene perché hai scelto questo ambito di specializzazione?
Anche se ha radici lontane nel tempo, credo che l’accumulo di oggetti e beni sia una pratica destinata ad aumentare. Tutti – chi più chi meno – hanno ceduto almeno una volta alle tentazioni del mercato: le innumerevoli offerte, l’accessibilità con un click a qualsiasi prodotto, i beni gratuiti o a bassissimo prezzo, sono un’illusione di benessere, un attimo di felicità a cui tutti aneliamo e cerchiamo. L’individualismo spinto della nostra società che contribuisce ad isolarci e a limitare le nostre relazioni, aumenta la tendenza a colmare con “cose” i vuoti emotivi.
Ovviamente, non è così schematico, ma è un percorso che può verificarsi.
Credo che la casa sia il luogo del benessere, dell’armonia, della protezione, dell’accoglienza e sapere che per molte persone si può trasformare in una prigione, mi ha sempre fatto soffrire. Il lavoro che svolgo con i miei clienti è quello di cercare di ritrovare un equilibrio tra le case e le cose.
Quali difficoltà e quali vantaggi di scegliere quest’ambito per un Professional Organizer?
Le difficoltà sono quelle legate soprattutto alla quantità di oggetti e alla relazione da instaurare con il cliente. Ogni sistema organizzativo – per quanto efficace – sarà messo alla prova tanti più sono gli oggetti che bisogna governare. Un P.O. che vuole lavorare in questo ambito, deve avere la capacità di “vedere” il risultato finale e progettare il percorso per arrivarci, coinvolgendo anche il cliente e aiutandolo a mantenere la sua motivazione iniziale. Non bisogna lasciarsi scoraggiare dalle condizioni igieniche (legate soprattutto alla polvere e ai cattivi odori) che si possono trovare, ed essere preparati a fronteggiare situazioni spesso molto complesse.
Devo dire che riuscire ad aiutare questo tipo di clienti dà una soddisfazione enorme, perché hai l’impressione di aver contribuito ad un cambiamento che – partendo dal pratico – ha delle enormi ripercussioni su tutti gli aspetti della sua vita.
Come prevedi la crescita del mercato in questo ambito, che opportunità si apriranno in futuro?
L’obiettivo – che porto avanti anche con APOI, Associazione Professional Organizers Italia – è di avere un protocollo nazionale per la divulgazione e la prevenzione del disturbo d’accumulo, come quello firmato nel 2018 a Bologna e che presto verrà firmato anche in altre città. In questo modo si contribuirà a migliorare la consapevolezza riguardo a questi temi e aumentare così le richieste di aiuto da parte delle persone.
Inoltre stiamo sviluppando tutta la parte formativa (per addetti ai lavori, come gli assistenti sociali, e per Professional Organizer) per permettere anche in Italia una preparazione molto approfondita su questo tema.
Tutto questo sforzo aumenterà sempre più la possibilità del Professional Organizer di specializzarsi professionalmente in una nicchia di mercato in costante crescita.
Qual è la formazione che deve seguire un Professional Organizer che si vuole specializzare in quest’ambito?
Organizzare Italia è l’unico ente a proporre questo tipo di formazione in Italia: il corso base “Capire la disorganizzazione cronica” viene proposto come webinar (due incontri di due ore) ed è pensato per dare una prima infarinatura sull’argomento (viene consigliato a tutti i Professional Organizer perché si trattano temi fondamentali per il professionista a prescindere dal suo ambito di specializzazione). A breve verrà messo a mercato il corso di primo livello per permettere ai P.O. di seguire un percorso più approfondito.
Per quanto riguarda la bibliografia esistono pochi testi in italiano che parlano del disturbo e generalmente hanno un punto di vista puramente medico, la maggior parte della letteratura interessante per un Professional Organizer è in lingua inglese.
Io sono iscritta all’ICD, Institute of Challenging Disorganization, ente americano di riferimento a livello mondiale, che forma Professional Organizer in vari ambiti di specializzazione tra cui il disturbo da accumulo, la disorganizzazione cronica, il disturbo dell’attenzione. Con loro sto collaborando per tradurre e adattare la scala di valutazione dell’accumulo (Clutter–Hoarding Scale) in italiano, per facilitarne l’utilizzo anche tra i nostri professionisti.
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