La storia del professional organizer attraverso la rassegna stampa. Prima parte.

Una cara collega qualche tempo fa mi ha detto: perché non racconti la storia della nostra professione attraverso la rassegna stampa? Se ci pensi il ritmo di crescita è andato di pari passo con la visibilità…
Sfida accettata. Partiamo da gennaio 2015 quando ho iniziato a lavorare come addetto stampa di APOI e Organizzare Italia. Da quel gennaio si è registrata una escalation di attenzione e visibilità veramente importante. C’erano già stati alcuni segnali di interesse, il professional organizer cominciava a essere definito come una tendenza e come un mestiere di importazione già dal 2013.
Ma il P.O. in Italia, ha una storia diversa e l’accademia presso cui i professional organizer si sono formati e sono cresciuti ha sempre avuto progetti ambiziosi.
I primi articoli che sono usciti in Italia nel 2015 su questa professione la hanno raccontata in maniera originale rispetto agli altri paesi, estendendo la sfera di azione del PO a tutti gli aspetti della vita quotidiana, quindi non solo casa, ma anche lavoro e tempo personale, oppure al cambiamento. Questa lettura inedita ha agevolato il focus sull’organizzazione personale come competenza che doveva essere affinata e talvolta appresa, per vivere meglio. Il settimanale Elle ha colto perfettamente il messaggio e ha pubblicato il suo articolo Vivere organizzati per vivere felici durante la prima Settimana dell’organizzazione del 2015, la manifestazione nazionale che ha attratto e raccoglie ancora l’attenzione e l’interesse di media, privati e professionisti.
Con l’articolo pubblicato da Adnkronos si è rafforzato e delineato il valore del professionista dell’organizzazione nella vita e nella società, preannunciando un impatto sociale che da lì a un po’ sarebbe stato sempre più evidente. Un aiuto che ha dato concretezza ai metodi organizzativi in Italia è arrivato dalla pubblicazione del libro di Sabrina Toscani Facciamo ordine, un libro pubblicato da Mondadori che è stato letto in Italia come la risposta al metodo KonMari della magica giapponesina Marie Kondo. Il libro ha portato la sua autrice ad essere intervistata da Huffington Post, La Stampa, la Repubblica myjob; ma soprattutto ha catturato l’attenzione di trasmissioni televisive e radio che hanno promosso il libro e Sabrina Toscani come la massima esperta di organizzazione personale in Italia. Dal caffè di Rai 1 a Radio 24, da Radio Rai Gr 1 https://www.organizzareitalia.com/WP/wp-content/uploads/2015/10/20151026-RADIO_UNO-GR_1__0001-081810477m.mp4, a TG1 Billy di Rai 1 hanno raccontato il libro in lungo e in largo.
Un bellissimo momento di visibilità è stato regalato alla nostra professione dalla trasmissione televisiva RAI TG2 Insieme che, grazie al supporto della splendida giornalista Maria Grazia Capulli, ha tracciato un identikit reale del PO. Qualche tempo dopo un’inchiesta de La Repubblica ha contribuito ha descrivere con accuratezza la professione del professional organizer e ad approfondirne molti aspetti che hanno attratto il grande pubblico e molti clienti.
Da gennaio 2016 gli articoli e le interviste che hanno riguardato il professional organizer hanno cominciato ad avere una cadenza diversa, legata alle stagioni e ai diversi momenti di vita. Dal ritorno a scuola al relax in vacanza, dal detox alle diete alimentari, l’organizzazione in tutte le sue sfaccettature perché aiuta a vivere meglio. Grazie a questo obiettivo raggiunto è iniziata una nuova fase in cui settimanali e periodici, cartacei e online, si sono aperti a puntuali scambi di notizie e informazioni su come il P.O. fosse il professionista capace di supportare le persone a casa, al lavoro, nella vita. Da testate che si occupavano di ambienti domestici, come Cose di Casa, Casa facile e Case da sogno a testate come Starbene e Viversani e Belli l’organizzazione personale, e il suo professionista, sono diventati sempre più indispensabili e a portata di mano. Eh sì, perché era finita la fase in cui questa professione poteva essere definita come importata dagli Stati Uniti o rappresentata solo da professionisti che con magici riti per piegavano le cose, ma era iniziata la fase in cui quella del P.O. poteva essere descritta come una professione che rispondeva all’esigenza sempre più diffusa di organizzazione. Allora da Radio Deejay a Geo e Geo su Rai 3 hanno iniziato a confezionare rubriche ad hoc che lasciassero spazio a un tema ormai riconosciuto e consolidato ma sempre così capace di incuriosire e interessare.
Il 2019 si è aperto con i buoni propositi pubblicati da Adnkronos che hanno posto ancora una volta in evidenza quanto questa professione sia di supporto a tutto e a tutti. Non solo lo spazio ha bisogno di organizzazione, ma anche il tempo, la famiglia, il riposo e il tempo libero hanno bisogno di essere favoriti dal supporto di un professional organizer che diventa un valido consulente laddove c’è bisogno di migliorare qualcosa o di affrontare un cambiamento.
Il 2019 è stato soprattutto l’anno di pubblicazione del primo rapporto italiano sulla disorganizzazione, Organizzato o disorganizzato come ti senti? l’indagine condotta da Fabiola Di Giov Angelo con il supporto di Patrizia Cinti, sociologa dell’organizzazione. La ricerca ha inaugurato una nuova fase, non più il professional organizer come novità e tendenza, ma la disorganizzazione come ambito di studio per produrre soluzioni che abbiano un impatto sulla vita delle persone e sulla società. Ma questa è un nuovo capitolo del nostro racconto che vedremo insieme nel prossimo post del nostro Blog (fine prima parte).

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